Cittadini, associazioni, comuni e regioni ricorrono al Tribunale Amministrativo Regionale contro la decisione del Consiglio dei ministri del 31 luglio 2019, di dare il consenso alla prosecuzione del procedimento di realizzazione dell’impianto pilota a Castel Giorgio.
Il 31 ottobre sono stati presentati quattro ricorsi distinti, uno della Regione Umbria, uno della Regione Lazio, uno dei comuni e un altro di associazioni e privati.
Perché quattro ricorsi diversi?
Perché i soggetti che ricorrono sono diversi e hanno, quindi, legittimazioni diverse.
Le regioni vedono lesi, in maniera diversa, i loro diritti costituzionali in una decisione presa dallo Stato che scavalca le loro prerogative costituzionali. I comuni sono precipuamente legittimati a salvaguardare l’interesse pubblico, e i privati a difendere i propri beni e investimenti.
Quali comuni ricorrono?
Pronti a partecipare al ricorso sarebbero stati più di 40 comuni. Per vari motivi giuridici, i legali hanno deciso di limitare il ricorso ai comuni che nel 2015 avevano fatto ricorso al TAR Lazio “per l’annullamento e/o riforma del procedimento di Valutazione di Impatto Ambientale” relativo all’impianto di Castel Giorgio (vedi documento).
I comuni ricorrenti pertanto sono Acquapendente, Allerona, Bolsena, Castel Giorgio, Castel Viscardo, Grotte di Castro, Montefiascone, Orvieto.
Gli altri comuni, tra i quali tutti i comuni del lago, daranno il loro sostegno materiale al ricorso. Inoltre, possono unirsi al ricorso “ad adiuvandum”.
Quali sono le associazioni e i privati che partecipano al ricorso?
Solo le associazioni riconosciute a livello nazionale dello Stato possono ricorrere; nel nostro caso è Italia Nostra, associazione legittimata fortemente alla difesa dell’ambiente del paesaggio e del territorio in termini generali. Le associazioni del territorio non appaiono nel ricorso, anche se sono, assieme ai comuni, attori importanti sul campo.
Il ricorso dei privati avviene nell’ambito di questo ricorso. I privati possono ricorrere direttamente, in prima persona, oppure ad adiuvandum. Devono essere “legittimati” (cioè dimostrare il loro interesse legittimo in base all’interesse obiettivo messo a rischio, alla distanza dagli impianti, ecc.).
Nella modalità ad adiuvandum, i privati possono aderire successivamente. In più, questa via consente anche di avere meno limiti nella legittimazione e anche di allargare la gamma degli argomenti da usare presso il TAR.
Entrambe le modalità, prevedono spese importanti.
Quali sono i costi approssimativi del ricorso?
Circa 40 mila euro.
Perché così tanto?
I costi di un ricorso serio sono molto alti in quanto richiedono la preparazione di una documentazione enorme e accuratissima, scientificamente e giuridicamente inoppugnabile, in più su un tema molto complesso. Ci avvarremo di avvocati specialisti del settore e di esperti importanti e validi, che vanno adeguatamente pagati.
Sono poi da considerare anche le spese per ricorsi successivi nelle istanze più alte.
La realizzazione dell’impianto potrà proseguire?
Chiederemo, quando viene rilasciata l’autorizzazione alla realizzazione, la sua sospensione. Su questo punto deciderà rapidamente il TAR.